I re d'Italia
Conosco un
re passato alla storia
con tanto
d'onore, di fama e di gloria;
veniva
chiamato "il re galantuomo":
non era
galante, ma un misero uomo.
Apparteneva
a quel ramo cadetto
che tolse
il regno all'erede diretto:
al primo in
successione della lista,
con una legge
del tutto maschilista.
Si
vocifera, pure, un'identità fasulla:
una
sostituzione fatta nella culla
col vero
erede, in un rogo perito,
così
come il padre avrebbe impartito.
Era un tipo
che non amava studiare,
gli
piacevano le donne e cavalcare.
Prese per
moglie una sua cugina;
aveva due
amanti: Laura e Rosina.
Un giorno
al cugino ruba il reame,
con una
mossa meschina ed infame:
Corrompe i funzionari di quel regno,
con grosse
promesse, come pegno,
viene
sceneggiata una spedizione,
fatta
all'insegna della liberazione,
quindi va
per fermare l'avventuriero,
invece si
annette il regno per intero.
Continuò
a farsi chiamare "secondo",
per
sottolineare ai sudditi e al mondo,
la
conquista di terre del suo casato
e non la nascita di un nuovo stato.
"Padre
della Patria" sarà chiamato
e un grande
altare gli verrà dedicato.
In
realtà fu "un padre padrone",
che
martirizzò tutto il meridione.
Ogni forma
di lotta e resistenza
sedò
con forza e inaudita violenza;
il
dissenso, con meschino cinismo,
venne chiamato
soltanto: banditismo.
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Il figlio
Umberto salì poi sul trono,
facendosi
chiamare: "il re buono";
ma si
trattava di un'etichetta fasulla,
in verità
costui era un buono a nulla.
Teneva il
popolo afflitto e affamato,
impose l'iniqua
tassa sul macinato,
non
soltanto al centro e al meridione,
ma "per
equità" anche al settentrione.
In Sicilia si arrestarono sindacalisti,
operai,
intellettuali, popolari e socialisti
A Milano si fermò una manifestazione,
sparando
sulla folla a colpi di cannone.
Il re
prima giudicò il fatto esecrabile,
poi
insignì con la croce il responsabile.
Nei
rapporti politici internazionali,
si
adoperò per le conquiste coloniali.
Divenne ben
presto talmente odiato,
che ricevette
anche più d'un attentato;
ma a Monza,
il terzo gli sarà fatale:
perse la
vita... e lasciò il Quirinale.
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Vittorio Emanuele
terzo gli succederà,
la politica
degli avi costui continuerà.
La gente lo
chiamava "il re soldato"
e a fare il
militare era stato educato.
Era cinico,
arrogante e opportunista,
permise
l'avvento del regime fascista.
Un regime
vile dai principi dittatoriali,
che
osò approvare anche leggi razziali.
Poi il re, quando
vide cambiare il vento,
cambiò
governo e amici in un momento.
Ruppe
l'alleanza con gli eserciti germani,
e fece
l'accordo con gli Anglo-Americani.
L'otto
settembre, in modo immorale,
abbandonò
il paese, nel disastro totale.
Darà,
poi, al figlio la corona del paese,
ma Umberto
sarà re solo per un mese.
Il due
giugno del quarantasei si voterà;
"il re
di Maggio" il referendum perderà.
L'Italia si
darà un assetto repubblicano
e
manderà in esilio per sempre il sovrano.
I vincitori scrivono la storia;
i vinti ne conservano la memoria.
Passano giorni, mesi ed anni...
il tempo svela intrighi ed inganni.
(Pino Bullara)